Torna indietro Novembre 2018 | giovedì 15 novembre 2018
L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea con il tasso di disoccupazione giovanile più alto: si parla di una media pari al 32% a fronte di quella europea che si stanzia sul 17% circa. Un dato allarmante che ha portato negli anni all’introduzione di una serie di riforme per favorire l’ingresso dei giovani al mondo del lavoro.
Insieme alle varie agevolazioni fiscali sulle assunzioni, che sono state presentate nel tempo, dall’anno scolastico 2015/16 è entrata in vigore la tanto discussa alternanza scuola/lavoro. Si tratta di un modello di studio rivolto agli studenti delle scuole secondarie superiori che mira a superare la vecchia concezione di apprendimento, legata esclusivamente ai banchi ed ai libri, per favorire l'ingresso nell'attuale mercato del lavoro.
L’alternanza scuola lavoro punta a fornire agli studenti italiani una preparazione più completa che non sia più soltanto teorica, ma che abbia un’impronta di tipo pratico. I ragazzi che frequentano il terzo ed il quarto anno delle scuole superiori sono così tenuti ad accumulare fino a 200 ore di esperienze assistite sul posto di lavoro per apprendere un mestiere da vicino, come si faceva una volta.
Tali esperienze variano naturalmente da istituto a istituto in base all’indirizzo ed al percorso formativo scelto dallo studente. Le attività di alternanza scuola-lavoro vengono definite all’interno del POF (Piano dell’Offerta Formativa) e strutturate sulla base di apposite convenzioni stipulate con imprese ed enti.
Per far sì che le attività di formazione lavorativa vengano svolte in modo corretto e proficuo, il programma di alternanza scuola/lavoro prevede l'istituzione di due figure volte a supervisionare e coordinare gli studenti: un docente selezionato dall’istituto scolastico ed un tutor aziendale, che fornisce all’istituzione scolastica tutti gli elementi utili per una valutazione.
Al termine del percorso l’istituto è tenuto a valutare l’apprendimento di ciascuno studente, con annesso rilascio delle certificazioni delle competenze acquisite sul posto di lavoro.
Le critiche su questo rivoluzionario sistema di istruzione ibrido non sono mancate, soprattutto oggi a distanza ormai di quasi 4 anni dall’entrata in vigore del provvedimento.
Gli studenti più volte sono scesi in piazza per protestare contro l’alternanza scuola/lavoro sostenendo che le imprese o gli enti selezionati per svolgere le attività lavorative siano totalmente lontani dall’indirizzo di studio frequentato a scuola; a ciò si aggiunge il fatto che talvolta non vengono coinvolti a sufficienza e che, spesso e volentieri, i compiti affidati siano di scarso interesse per la formazione e la crescita personale. Un qualcosa che talvolta sfocia nello ‘sfruttamento’.
Più fortunati sono invece coloro i quali vengono selezionati per svolgere le attività di lavoro assistito presso grandi aziende, realtà che credono in questo concetto di istruzione e formazione di nuove risorse, e che pertanto destinano ai giovani studenti delle concrete opportunità di crescita e di inserimento.
È il caso di Nestlè, che ogni anno accoglie presso i suoi stabilimenti italiani circa 1500 studenti per alternanza scuola/lavoro e che nel 2018 ha assunto una cifra pressoché identica di nuovi figure provenienti proprio da percorsi di orientamento, stage o avviamento analoghi.
Tra pro e contro l’alternanza scuola-lavoro prosegue il suo cammino all’interno del sistema di istruzione italiano, non senza qualche importante novità all’orizzonte, come la possibilità di personalizzare il monte ore da istituto a istituto. Il tutto nell’ottica di migliorare uno strumento la cui nascita è stata ispirata da motivi sicuramente validi ma che poi, come spesso accade in Italia, è andato man mano a perdere un po’ del suo iniziale obiettivo.
Accademia Formalia |
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