Torna indietro Novembre 2018 | venerdì 23 novembre 2018
Un lavoro che ha una forte matrice sociale e che presenta al contempo prospettive di carriera: sono molti i giovani ed i meno giovani che decidono di lanciarsi nel mondo del no profit, quel comparto fatto di realtà che operano nel cosidetto terzo settore, a cavallo tra Stato e mercato, ed il cui obiettivo è anche quello di perseguire finalità socialmente utili e che non prevedano lucro o distribuzione di dividendi.
In sostanza associazioni che coniugano una assenza di profitto ad un intento altruistico di solidarietà, operando in settori disparati dove c’è costante necessità di supporto, dalla cultura alla ricerca passando per assistenza, sanità, ambiente. Una vera professione al contrario di quanto si possa pensare perché, se spesso si parte da una condizione di volontariato, nel tempo si può anche pensare di fare carriera nel no profit.
Il no profit può essere una professione? Ebbene si, anche il mondo del volontariato può presentare interessanti sbocchi di carriera se si intraprende un percorso continuativo che consenta di mantenersi economicamente rispettando al contempo i propri ideali.
Ovviamente non è semplice riuscire a ritagliarsi una posizione soddisfacente perché, è bene dirlo a scanso di equivoci, nel no profit gli stipendi sono mediamente più bassi rispetto a quelli elargiti dalle aziende private di natura economica. A fronte di ciò si richiedono competenze professionali piuttosto elevate che si devono sposare con una passione smodata per tutto ciò che è sociale, da intendersi come aiuto verso il prossimo. Contrariamente cercare lavoro nel settore no profit non avrebbe troppo senso.
La domanda che ci si pone spesso in questi casi è: come sopravvivono le associazioni no profit visto che, per definizione, il loro lavoro non deve essere mirato al raggiungimento di un guadagno ma al sostegno sociale?
Il no profit sopravvive grazie a finanziamenti esterni che possono essere più o meno cospicui; è chiaro che maggiore sarà la reputazione ed il nome dell’ente per il quale si lavora e più ingenti saranno le donazioni che essa riceve. Circostanza che permette di percepire uno stipendio più sostanzioso, al contrario di quanto accade se si collabora con piccole realtà no profit che raccolgono donazioni e finanziamenti limitati e che, di conseguenza, avranno notevole difficoltà a garantire buone retribuzioni per i propri dipendenti.
Sono tanti i campi nei quali operano queste realtà finalizzate a garantire attività di pubblico interesse: cultura, ambiente, sociale, sport, assistenza, sanità. Ciò che conta è la matrice, che deve essere sempre improntata ad un fine umanitario e di assistenza al prossimo.
Chi lavora in questo settore parte sempre da un percorso di volontariato, una strada che solitamente si prende solo se si ha un forte senso del sociale visto che lavorare senza prendere soldi è di per sé cosa rara. Ecco perché si può pensare di dedicare anche soltanto qualche ora al no profit mantenendo il proprio lavoro.
Le associazioni di volontariato e no profit sono costantemente alla ricerca di figure che svolgano mansioni legate alla comunicazione ad esempio, quindi giornalisti, social media, grafici, video maker. Non si deve pensare che lavorare in una associazione no profit comporti necessariamente il possesso di requisiti specifici, ma si può anche dedicare un po’ del proprio tempo mettendo a disposizione quelle che sono le proprie competenze lavorative.
Accademia Formalia |
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