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Coworking, il lavoro cambia il concetto di spazio

Torna indietro  Novembre 2018domenica 11 novembre 2018

 

 

In piena epoca di smart working, ovvero quello che per legge viene definito come una modalità di esecuzione del lavoro che preveda il ricorso a strumenti tecnologici remoti, quindi alla tecnologie del web, senza vincoli di orario prestabiliti, è normale che anche gli spazi, con riferimento al lavoro stesso da svolgere, subiscano cambiamenti.
Lavorare da casa o da dovunque ci si trovi è una realtà che sta prendendo sempre più piede anche in Italia; accanto a tale novità è interessante notare come cambi anche l’idea di sede fisica per chi lavora in modalità autonoma. L’esempio per eccellenza che va ad esplicare questo concetto è il coworking.
Una nuova filosofia di lavoro che implica la condivisione di spazi con altri professionisti, non necessariamente colleghi o comunque persone con le quali si abbia un rapporto di qualsiasi genere. Un modo per contaminare competenze e stringere nuovi rapporti.

Dividere l’ufficio con altre persone

In massima sintesi il concetto è quello di andare a dividere l’ufficio con altre persone che non facciano necessariamente il nostro stesso lavoro. Non quindi colleghi, come negli uffici tradizionali: ma lavoratori che, come noi, abbiano esigenza di trovare uno spazio professionale nel quale stabilizzarsi per svolgere il proprio lavoro tramite connessione multimediale.
L’idea è stata pensata ovviamente dagli Stati Uniti un decennio fa circa, per la precisione da San Francisco che è culla di tutto ciò che riguarda i cambiamenti epocali con interesse diretto per le tecnologie multimediali. A rivolgersi a questa opportunità sono soprattutto i professionisti che lavorano molto da casa o quelli che viaggiano spesso: in entrambi i casi il rischio è quello di isolarsi socialmente. Ed ecco che il coworking può essere anche uno stimolo per conoscere altra gente, scambiare contatti di lavoro, aprirsi altri orizzonti.

Inquadramento legislativo del Coworking

Il coworking non è stato ancora inquadrato in modo specifico da una legge del nostro ordinamento. C’è al Senato un disegno di Legge finalizzato a rendere più chiara la cornice di riferimento tramite il quale si va a delineare la figura del coworker, anche dal punto di visita fiscale; e si identificano quelli che sono chiamati i coworking center con tanto di requisiti minimi per potersi fregiare di questo titolo.
Ciò comporta una problematica più che altro di natura fiscale, dato che chi si orienta verso questa tipologia di affitto di spazi lavorativi non ha certezze in materia di spese da scaricare. Dal punto di vista delle legalità si tratta ovviamente di un qualcosa del tutto lecito che sta dando una grande spinta all’imprenditoria fornendo stimoli ulteriori a coloro i quali sognano di mettersi in proprio lavorativamente parlando.
Una soluzione che va incontro ad un’idea di lavoro più smart, per l’appunto, e che si pone in perfetta continuità con la necessità di ottimizzare le spese che è caratteristica peculiare della crisi economica.

Il Coworking in Italia

Come sta andando il coworking nel nostro paese? Ovviamente è partito un po’ a rilento anche per le complessità di cui sopra legate ad un preciso inquadramento legale e fiscale di questo istituto. In Italia i primi spazi di coworking sono stati aperti tra il 2008 e il 2010 ed oggi se ne contano circa 200 in tutto il paese (fonte: https://www.economyup.it/startup/cerchi-un-ufficio-ecco-tutti-i-coworking-d-italia/) con prevalenza al nord Italia.
Il lavoro ripensato in chiave collaborativa, per ridurre le spese, per evitare l’isolamento di chi lavora in modo autonomo da pc: la filosofia del coworking è interamente declinata in questi concetti e finalizzata al raggiungimento di tali obiettivi che hanno tutti un forte imprinting a livello multimediale. Nuove idee di lavoro delle quali ormai non ci si deve più stupire.