Torna indietro Marzo 2018 | venerdì 02 marzo 2018
C’è una nuova tendenza che si sta diffondendo di pari passo con la proliferazione della tecnologia internet. Da qualche tempo anche il mondo del lavoro si è delocalizzato in rete e sono sempre più coloro i quali provano a sperimentare questo nuovo terreno di azione per lanciare il proprio business.
Una sorta di self made man, l’uomo che si è fatto da solo, in salsa più moderna e rivisitato in chiave multimediale. Perché mai come oggi è possibile provare a mettersi in proprio e lanciare una attività in rete proprio grazie alle tecnologie multimediali. Considerando il periodo delicato, a dir poco, che si sta vivendo a livello lavorativo in tutto il paese e non solo, si intuisce quella che può essere l’opportunità da cogliere.
Provare a diventare autonomi è un po’ il sogno dietro al quale si corre dietro fin da quando si ha l’età per entrare nel mondo del lavoro. Solo che per farlo occorrono un insieme di fattori che si devono combinare insieme nel modo migliore, proprio come una ricetta di cucina o un cocktail perfetto.
Capacità, e quelle come ovvio non devono mai mancare, ma anche intuito e un’idea vincente. Perché se la rete offre tante opportunità non tutti riescono ad arrivare. Può succedere anche di avere tra le mani capacità da vendere, un’idea vincente, ma di non riuscire a tradurla in qualcosa di concreto.
Ma d’altra parte provare a fare tutto da soli implica, oneri e onori, l’arte di sapersi ‘vendere’ nel senso più nobile del termine; quindi di promuoversi al meglio, riuscire a comunicare in modo efficace cosa si sta tentando di fare.
Curare al meglio la propria immagine online, anche da qui passa il successo di un nuovo business lanciato in rete: concetto che viene racchiuso con il termine di derivazione anglofona, e per questo sempre più attraente, personal branding.
Prendendo spunto da quanto accade negli Stati Uniti sono sempre più coloro i quali cercano di diventare liberi professionisti scommettendo su loro stessi; oggi per avere successo in rete è necessario iniziare ad avere dimestichezza con questi termini.
Non si ha una seconda possibilità di fare una buona prima impressione: questo è un adagio ormai noto da tempo che si è soltanto andato a riproporre, cambiando forma, in rete. Il concetto di personal branding in rete implica un insieme di attività che devono essere tutte quante impostate correttamente e seguite nel modo giusto.
Si pensi ai social media per esempio, che rappresentano ad oggi il primo biglietto da visita con il mondo esterno. È importante curarli e aggiornarli cercando sempre di mantenere un mood spontaneo, professionale ma anche ironico ed evitando cadute di stile: che sui social sono all’ordine del giorno.
Ma il personal branding è un qualcosa che va al di là del mondo dei social media e che si snoda anche con altre realtà del web. Sempre inquadrabili nell’ottica del web marketing.
Chiunque, quando deve portare a termine un acquisto di un prodotto o servizio tramite la rete, tende ad effettuare una ricerca per capire di cosa si sta parlando; quanto possa essere affidabile il marchio. Ecco, lì si entra direttamente in contatto con il personal branding.
Cosa c’è in rete del nostro marchio? Chi ne parla e, soprattutto, in che modo lo fa? E qui entra in gioco un altro concetto, sempre marcatamente legato alla realtà multimediale pur affondando le proprie radici in pratiche note da sempre: le digital PR, dove PR sta per Public Relations.
In sostanza il mondo delle pubbliche relazioni tradizionale trasposto sul web; è importante che il nostro brand appaia il più possibile sui motori di ricerca (il che si lega a doppio filo alla Seo) e che siano tanto le realtà a citarlo. Possibilmente in modo positivo.
Perché qui l’adagio che recita ‘bene o male purchè se ne parli’ non è valido; ne sanno qualcosa coloro i quali hanno una attività sul web e si trovano a dover combattere con gli esiti nefasti che anche soltanto una recensione negativa può avere.
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